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giovedì 17 luglio 2008

Miami swing e Renzo Arbore

Renzo Arbore il fantasioso e poliedrico artista foggiano fra le sue tante attività è anche ideatore e coordinatore dei prodotti realizzati dalla Miami swing, propongo una gustosa intervista ad Arbore da parte di un grande giornalista Claudio Sabelli Fioretti:
(Pubblicata il 09/03/2003 )
“La prima volta completa o la prima volta incompleta?” Renzo Arbore vuole essere preciso. La sua memoria è potente. La sua giovinezza a Foggia è piena di avventure. Sui nomi si tiene al coperto. “Tante donne sposate…Foggia è provincia…è subito pettegolezzo”. “Ma benedetto Renzo, hai 65 anni, stiamo parlando di mezzo secolo fa”. Niente da fare. Sulla vita sentimentale di Renzo Arbore a Foggia niente dettagli. Nemmeno il nome di battesimo, nemmeno il colore dei capelli. E va bene. Ma questa prima volta completa?
“Era una signorina prezzolata. Carmelina. Una ragazzetta tenera che svezzò tutti i ragazzi del mio gruppo. C’era anche Mafalda, un donnone terribile, felliniano. Ma di lei avevamo paura. Più tardi mi feci coraggio ed ebbi un fugace incontro. Su una carrozzella, con cocchiere e cavalli. All’addiaccio. Il cocchiere si allontanò. Noi facemmo. E alla fine Mafalda sibilò e il cocchiere tornò”.
La prima volta senza danaro?
“E’ meglio non fare nomi, è sposata, con figli…”
Se posso permettermi: con nipoti.
“Usavamo la famosa 500, con il famoso plaid messicano. Un giorno ci chiedemmo: perché in tutte le 500 c’è lo stesso plaid messicano? E scoprimmo che si vendeva nei negozi dei ricambi Fiat. Quando tu andavi a comprare lo specchietto retrovisore ti rifilavano il plaid messicano. Era di un tessuto spesso, ottimo per la camporella”.
Torniamo alla prima volta?
”La 500 era l’alcova di tutti noi. Non avevamo la garçonnière, né genitori permissivi. Io l’ho usata come alcova fino a 20 anni fa”.
Allora?
“Ho ricordi bellissimi di questi amori campagnoli, sul grano, nel bosco dell’Incoronata, un santuario vicino a Foggia. Plaid messicano e via”.
Com’era? Alta? Bionda? Bella?
“Bellissima”.
Eri tu che avevi preso l’iniziativa?
“Ero il più timido della scuola. Per fortuna le ragazze mi corteggiavano. Ma anche lei era timidissima. Avvenne in maniera graduale, trascinati dalla passione, dai baci, dalle affettuosità, dal sentimento. Guai a quella ragazza che avesse ceduto troppo facilmente. La fanciulla bisognava espugnarla. E lei doveva resistere. Una liturgia da rispettare”.
Lenta marcia di avvicinamento al sesso…
“Cominciò il giorno in cui scoprii la mia virilità. Avevo un organo che reagiva a certi stimoli e si modificava, si espandeva. Nessuno mi aveva spiegato niente”.
La riservatezza dei genitori…
“Ho pensato per molto tempo che i bambini nascessero con i baci. Che le donne, quando non stavano bene, fossero velenose. Poi mia sorella mi spiegò che i bambini nascevano nella pancia delle donne”.
Non un granché.
“Fino ad allora credevo che mi avessero trovato sotto una gondola a Venezia”.
Ricordi la prima cotta?
“Avevo otto anni. E scrivevo il nome della mia innamoratina dappertutto. Angela, Angela, Angela”.
Non vorrei che la riconoscessero.
“La seguivo ovunque, come un cagnolino. Ci sono state tante cotte nella mia vita”.
La cotta più brutta?
“Una ragazza stupenda, molto più giovane di me. Io avevo già 30 anni, lei 18. Quando ci siamo lasciati ho sofferto copiosamente. Era asintonica”.
Asintonica.
“Non entravamo in sintonia. Poi ho avuto una cotta per una donna sposata, a Napoli, ed è stato l’amore più turbinoso della mia vita. Tre mesi segregati in casa di un amico. Non uscivamo mai. Il mio amico ci portava generi alimentari freschi”.
Tu eri carino?
“Ero carino, timido, magro. A Napoli mi chiamavano spilapippa che significa sturapipa, scovolino”.
Qual è l’attrice che ti ha più eccitato?
“Brigitte Bardot. Però la vidi a Saint Tropez da giovane e mi colpì il fatto che guidava la macchina, busto eretto e sussiegosa, il suo fidanzato, Jacques Charrier, accovacciato al suo fianco. Per me era inconcepibile”.
C’è una canzone nella tua vita sentimentale?
“Una canzone per ogni storia. Da Polvere di stelle a Questo piccolo grande amore”.
E un luogo?
“A Foggia, vicino al deposito dei cavalli stalloni, l’ippodromo della città, accanto a un cancello di ferro”.
Ricordi il primo bacio?
“Certo, ma ho il terrore…”
Che la riconoscano?
“Fu in mezzo al grano. C’erano i covoni che ti proteggevano dagli sguardi. E salvavano la forma, perché stavi seduto, poi, piano piano, scivolavi e il covone diventava alcova. Una volta mi adattai a un letto di fave lasciate a terra ad essiccare. Sembrava morbido e rinunciammo al plaid messicano. Non demmo importanza alla peluria sottile che hanno le fave secche. Erano microscopici spilli che entrarono nella pelle. Ci grattammo per dieci giorni”.
Il tuo grande amore infelice?
“Uno m’ha fatto soffrire per anni. Ma non possiamo parlarne. Si può identificare”.
Renzo…
“Foggia è piccola e io sono un personaggio. Tutti identificano tutto e poi diventa una leggenda della città. Per questo me ne sono andato da Foggia”.
Napoli era meglio?
“Napoli è una metropoli. A Napoli il lato sentimentale surclassava l’attrazione fisica. Con la donna napoletana dovevi parlare di luna, di stelle, d’amore”.
Hai mai fatto una serenata?
“Certo. Andai sotto la sua finestra con la chitarra: “Son prigioniero di te, prigioniero di un sogno, di un magnifico sogno”, Rino Salviati. E ho fatto anche la prima serenata con la radio a transistor. A quei tempi la sera c’era una trasmissione di musica, “Una voce nella notte”. Aspettai una canzone di Fausto Cigliano e cantai in play-back. Feci la mia figura e la bella si affacciò”.
Sei sempre stato un romantico.
“Mi commuovevo quando sentivo una canzone dei miei genitori, “Qualche filo bianco hai”, storia di due anziani che si rincontravano dopo tanto e ancora si amavano”.
La tua donna ideale?
“Non vorrei che fosse identificata…”
Renzo, ideale, virtuale. Bionda?
“Bruna, non molto appariscente, scattante, senza molto seno, una donna trasportabile, semovente, leggera”.
Sei stato con donne famose, Mariangela Melato, Mara Venier. Anche altre?
“Sì. Ma le donne note devono rimanere ignote”.
Facciamo uno scoop.
“Il mio primo amore romano, Gabriella Ferri. Bellissima, un angelo, spiritosa, sorridente”.
Tu corteggi?
“Adesso preferisco essere corteggiato. Alla mia età non sopporto di fare magre. Visto che è la donna che decide, tanto vale che faccia la prima mossa. Io mi limito a qualche galanteria”.
Che armi usi?
“Un trucco del mestiere è farla parlare. Non storirla di chiacchiere. Un altro trucco è il telefono”.
Quante telefonate al giorno dimostrano che sei innamorato?
“Sotto le quattro non è vero amore”.
Non ti sei mai sposato.
“Ma ho convissuto quattro volte”.
Ti è piaciuto?
”Io sono uomo di casa, sono un cuciniere, ho un animo femminile, mi attrae il casalingame, dalle pentole alle tovaglie. Ho una collezione di borsette da donna. Te lo immagini Marco Tronchetti Provera con una collezione di borsette da donna?”
Tante donne, tanti abbandoni.
“Ho avuto io i miei benserviti. Guai a non soffrire per amore. Soprattutto per un artista. Ho scritto bellissime canzoni dopo un abbandono”.
Tipo?
“Tipo “’I faccio ‘o show”, scritta dieci minuti dopo un naufragio d’amore”.
Ti piacciono le donne degli altri?
“Sono uomo di sud e mi danno fastidio quelli che fanno gli stupidi con le donne degli altri. Litigo spesso con Luciano De Crescenzo quando sostiene che “brachetta non conosce rispetto”. Io rispetto molto la brachetta”.
Siete mai stati concorrenti in amore?
“Ci siamo conosciuti perché avevamo un’amante in comune, una napoletana, senza saperlo”.
Che cosa guardi in una donna?
“La bocca. Non posso baciare una donna la cui bocca non mi piace. E non mi piace il rossetto. Le ragazze di oggi dovrebbero adottare tutte il trucco Rossellini. Isabella ha un’aria sempre acqua e sapone”.
Eri innamorato di Isabella?
“Mi piaceva moltissimo. Per me era la donna più bella del mondo. Ma non sono mai stato innamorato di lei. L’amico De Crescenzo, lui sì, era innamorato perso”.
Sei mai stato tradito?
“Nella vita di un uomo c’è posto per tutto”.
E tu sei un traditore?
“Qualche volta. Per ripicca. Sono un traditore di reazione. Ho bisogno di alibi”.
Hai 65 anni e sei scapolo.
“Che vuoi dire? Non ho messo le pantofole, sono sempre in tournée, sempre in mezzo ai giovani”.
E alle giovani…
“Non vedo grandi differenze, se non per il ballo”.
Eviti?
“L’idea di muovermi a scatti, come i vecchietti che cercano di imitare i giovani…”.
Neanche il lento?
“Nel lento me la cavo. Ma ballo poco. Impazzisco quando vedo come ballano i neri. Mariangela Melato mi conquistò quando vidi che ballava come un nero”.
Solo per questo?
“Aveva una vivacità intellettuale e una stranissima e affascinante bellezza fisica che ancora mantiene. Le risate occupavano il 90 per cento del nostro tempo. Non abbiamo mai avuto una discussione. Mai litigato”.
Quanti anni ti senti?
“Una cinquantina. Non di più”.
Quante volte ti sei innamorato?
“Cinque. No, sette”.
Adesso sei innamorato?
“No. Avverto delle scaramucce che potrebbero diventare battaglia. Un ultimo misfatto non mi dispiacerebbe. Ma vorrei evitare di soffrire per amore. Non è più età”.

Pillola del giorno: Sono contrario ai rapporti prima del matrimonio, perchè si rischia di arrivare tardi alla cerimonia.
Woody Allen.

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